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ROSSO. BLU. VERDE.GIALLO.

Un istante sospeso, una bolla di colori delicati, uno stupore e un senso di allegria improvvisa. E ti viene di proteggerlo quell’istante, come se fosse un sogno. -Fabrizio Caramagna

Di che colore era il mondo prima delle scoperte della chimica, prima che il mondo si riempisse di oggetti colorati?

Perché il colore è così importante non solo nell’arte, ma nella politica, durante le rivoluzioni, in tempo di pace e di guerra?

Il colore è un fenomeno naturale o culturale? Certamente il colore ha cambiato il mondo e il nostro modo di guardarlo.

Il mondo che conosciamo oggi è pieno di colori, ma fino a meta ‘800 il mondo era poco colorato, è in quell’epoca che si ottengono i primi colori sintetici, quelli non ricavati dalla Natura ma dalla chimica; è però tra le due guerre che si riesce a produrre qualsiasi tipo di colore, ad esempio il Ciano, un tipo di azzurro, che nasce nel 1935. I colori sintetici si diffondono dopo la Seconda Guerra Mondiale colorando il mondo il mondo in maniera ufficiale, come lo conosciamo noi, tra gli anni ‘60/70

Le idee morali del colore, da difendere perché ci restituisce un modo di guardare le cose, “guardare il mondo a colori” o guardarlo senza colori, i colori sono tanti…

Quando parliamo di colori non sempre abbiamo a che fare con simboli ma con dei funzionamenti con delle aspettative: il giallo sin dal medioevo in era considerato una versione impoverita dell’oro, nei dipinti veniva usato per dipingere Giuda o per tutte le persone che venivano viste negativamente rispetto allo standard della chiesa. Era il colore del pregiudizio di alcune categorie sociali; nel mondo moderno esso è associato al sole, i bambini dipingono il sole di giallo, tanto che questo è diventato un colore solare, positivo, allegro, radioso, un modo popolare di raccontare e raccontarsi.

Il 26 agosto del 1972 con l’apertura delle XX Olimpiade a Monaco di Baviera, nelle trasmissioni televisive italiane avviene il passaggio dalla televisione in bianco e nero alla televisione a colori, passaggio accompagnato da grandi polemiche sia sul tipo di tecnologia adottare sia sul piano strettamente morale: si temeva che la diffusione del colore andasse di pari passo con un eccesso di consumismo.

TV

Dal punto di vista sociale l’arrivo della tv a colori era la restituzione di un mondo più libero dove accadevano molte più cose e c’è stato un rapporto diverso con le immagini. Se adesso è normale con il nostro smartphone interagire con le immagini, era una grossa novità alla fine degli anni ‘70. Per renderci conto della differenza, consideriamo il Technicolor, la grande tecnologia del colore al cinema: tutte le pellicole dei film erano stampate in un unico laboratorio, ovvero chi andava al cinema vedeva un film a colori ma quei colori erano stati decisi per ogni pellicola in un unico laboratorio per tutto il mondo,

In parallelo c’era il cinema, con la corrente del neorealismo, che stabilisce la realtà di un cinema molto serio, non di intrattenimento ma anche di riflessione, come se nell’immaginario di tanti il colore fosse associato ai cartoni animati e ad un intrattenimento molto pop, mentre il cinema serio, impegnato era in bianco e nero.

A tutt’oggi si fotografa in bianco e nero per fornire una particolarità di importanza, di arte oserei dire.

Il film Deserto Rosso di Michelangelo Antonioni, nel 1964 ha modificato tutto questo perché ha reso il colore più vero del bianco e nero in funzione narrativa e psicologica, in quanto bisognoso di un colore che esprimesse un determinato stato d’animo e dare una determinata suggestione. Ancora oggi la fotografia modifica l’atmosfera la temperatura del colore per restituirci uno stato emotivo o narrativo della storia: il cinema era colorato per far divertire non per far pensare, ma con Deserto Rosso ha modificato la realtà.

Il rosso è legato alla passione, alla vivacità allo sport, tuttavia bisogna precisare che i colori non hanno un unico significato: a seconda del contesto in cui noi lo mettiamo, un colore racconta cose diverse: se lo mettiamo a San Valentino e a Natale ha un colore festoso ma se lo vediamo in strada insieme al verde è uno Stop, Non puoi passare, Fermati.

Il colore parla perché ha intorno delle cose, crea relazioni che gli permettono di significare altro con precisione.

Prendiamo ad esempio Max Aub, autore di Delitti Esemplari:

“ …gli chiesi delle sigarette e mi portò dei sigari. Gli chiesi una birra rossa e me la portò chiara… il sangue e la birra per terra non fanno un bell’effetto…”: il contesto muta il nostro modo di percepire il colore

 

Sin da epoche antiche il rosso è stato il colore più ambito e prodotto dall’uomo perché molto costoso, per dire: una veste tinta di rosso in epoca romana equivaleva a un anno di stipendio di un operaio di oggi.

 

Leo Lionni con Piccolo Blu e Piccolo Giallo, metafora poetica, dà vita a quello che nel tempo si conferma uno dei suoi libri di maggior successo, un classico contro i pregiudizi e l’affermazione della propria identità.

Fondere il giallo e il blu è una cosa che oggi i nostri bambini fanno già dall’asilo, ma mischiare i colori per ottenerne uno nuovo e completamente diverso, è un qualcosa che si può fare da non più di centocinquanta anni, ossia da quando la chimica ha stabilizzato dei pigmenti che reagiscono in questo modo. Un ipotetico bambino medioevale non capirebbe questa favola perché se tu mischiavi il bianco di piombo ( pigmento più diffuso chiaro) e un verde come verde di rame, il piombo e il rame reagivano e il risultato era nero!

La società in cui viviamo tende a standardizzare per efficienza, per ragioni economiche e per ragioni estetiche

La Pantone è una società che nasce negli anni 50 per dare un codice agli inchiostri da stampa, la loro origine è grafica, per permettere di stampare con coerenza.

Oggi Pantone è nota in tutto il mondo e lancia l’idea che esista un colore dell’anno, ad oggi hanno codificato oltre 2000 inchiostri, ma dobbiamo ricordarci che la Pantone nasce a livello grafico per stampare non vuol dire farci qualunque tipo di oggetto.

L’uso dei colori nell’ambito politico è dovuto a più fatti: le bandiere nascono anche per riconoscersi in un’identità non solo legata al territorio, l’altra cosa è che se tu vai in giro con bandiere colorate sei fortemente visibile e riconoscibile.

Le bandiere arcobaleno sono due arcobaleni diversi: quella della Pace e quella LGBT+ sono rovesciate da dove parte il rosso e dove finisce il violetto, qua l’è la gradazione sfumata: nel caso della Pace il rosso sta in basso e va sfumando…

BANDIERA DELLA PACE

Perché proprio l’arcobaleno? Ci sono due storie che sono molto diffuse: nel caso della bandiera della Pace è l’arcobaleno dopo il diluvio universale: quando la colomba torna da Noè c’è un arcobaleno nel cielo; nel caso di LGBT + si narra che – come canta Judy nel Mago di Oz – esista la felicità al di là dell’arcobaleno.

Una terza dimensione plurale è fondamentalmente infinita, inesauribile come quel + che sta alla conclusione della sigla LGBT+.

L’arcobaleno di Newton e Goethe di Newton e Goethe diventa importante perché di colore ne parlavano solo i pittori e se uno scienziato ed uno scrittore si interessavano dell’argomento era una cosa nuova.

Ma che successe in effetti? Successe che Newton fece passare la luce attraverso un prisma dimostrando che questa luce si “apre” e diventa un arcobaleno affermando quindi che il colore è dentro la luce e non sulle cose. Semplificando: noi diciamo quella giacca è blu, invece dovremmo dire la luce sbattendo sul quel tessuto crea nel mio cervello che quella cosa sia blu.

Goethe, invece, si concentra su ciò che accade dentro l’occhio e lo ha raccontato in modo semplice:

“Ero in un ristorante e la cameriera vestita di rosso mi stava servendo e di ferma con dietro una parete bianca, io la guardo, lei di sposta ed io vedo una macchia verde. Il fondo del nostro occhio sollecitato da una tinta crea su una superficie neutra una tinta complementare, cioè l’opposto di ciò che abbiamo visto.”

Newton interessato al fatto fisico studiava cosa accade nella realtà, Goethe interessato al fatto psicologico, cosa accade nella nostra mente nel nostro cervello quando guardiamo qualcosa.

Il verde, una volta mal visto, oggi è chiamato per risolvere i nostri problemi!

Ma cos’è il verde? È un colore fondamentale, è quello che l’occhio umano è in grado di percepire meglio perché il suo spettro si situa proprio al centro delle lunghezze d’onda che riusciamo a vedere.

Sulla terra è presente in molti minerali e rocce e diversi animali lo hanno scelto per mimetizzarsi al meglio tra le foglie; soprattutto il verde è il colore della clorofilla, il pigmento presente in tutte le piante, nelle alghe. Il colore più abbondante in natura e in passato il colore più insidioso da riprodurre.

Il verde di Schiller era stato prodotto con una miscela tossica di arseniti di rame che divenne di moda fra il 700 e l’800.

Alla fine dell’800 fu la volta del verde Parigi amato dagli impressionisti che lo amavano per i loro paesaggi naturali.

Guardare il verde ci riporta all’origine della specie umana, immergersi in questo colore voleva dire potersi sfamare, trovare acqua e rifugio; inoltre questo colore rilassa, abbassa la pressione e aiuta a concentrarci.

Anche se, come dice il proverbio, “Chi di verde di veste di sua beltà troppo si fida.”

Il verde è associato al mutamento, per Manzoni il verde è il coraggio, per Foscolo e Leopardi lo sono gli anni della giovinezza e verdi i desideri nei sonetti di Petrarca

A partire da Romanticismo questo colore è passato ad indicare la natura e tornando si nostri giorni il verde è la speranza.

 

Libri consigliati:

– Joseph Albers “Interazione del colore”

Albers dice Un colore non vive isolato ma cambia a seconda di quello che gli metti intorno

 

– Arthur Rimbaud “Opere” 

Dove le lettere diventano suoni, immagini e la realtà assume un significato della parte inconscia di ciascuno di noi.

 

– Ludwig Wittgenstein “Osservazioni sui colori”

Quali sono le condizioni che noi possiamo dire che una cosa è una certa cosa, per esempio cosa vuol dire quando noi diciamo che qualcosa è bianco… osservazioni del mondo comune, ci porta a ragionare e conoscere sul mondo

 

– Georges Perec “Le cose”

Coppia vittima di un consumismo che sembra innescare solo frustrazioni, frenesie e tensioni.

A ognuno il suo colore!

Libertà percettiva!

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